About a (toy)boy

La bella addormentata

-         Ma Gio, potrebbe essere tuo figlio!

-        Ancora con questa storia (sbuffa)! Avrà sì e no una quindicina d’anni meno di me. E comunque a me piace e mi diverte. Un po’ complessato forse, ma intelligentissimo. Pensate: ha risolto un enigma che aveva messo chiunque in difficoltà. È ancora un po’ irrisolto, ma credo di poterlo aiutare a diventare qualcuno… Un pezzo grosso della politica! D’altronde, io nasco First Lady.

Prologo

Giocasta era contenta e se ne fregava dei giudizi degli altri.

Considerava preistoriche le amiche che passavano le serate davanti al fuoco a tessere cose, mentre lei si sentiva di essere rinata dopo tanto tempo.

Trascurata dal primo marito, costretta a riporre la sua femminilità in cantina perché quella lagna di Laio temeva che un figlio lo avrebbe oscurato, ora non le pareva vero di riattivarsi.

Segnali

Quando il ragazzo era arrivato in città, lei non aveva certo dato peso a quel difettuccio al piede: le era piaciuto subito. (1)


Primo errore: se noti qualcosa che non ti convince alla prima/seconda uscita, non dovresti sottovalutarlo perché tutto ciò che ti separa dal capire che quel difettuccio era cruciale sarà la fonte della tua incertezza fino alla fine della relazione.

Però lui era spavaldo, sessualmente la appagava, si era sentita subito legata a lui in una maniera che non sapeva spiegare. Forse perché avevano ferite complementari: a lei mancava il figlio a cui aveva dovuto rinunciare; lui non era più stato lo stesso da quando qualcuno gli aveva messo in testa di non essere quello che si era sempre raccontato di essere, e cercava - senza saperlo – la sua vera famiglia.

Edipo aveva i primi capelli bianchi. Più o meno l’età di Laio quando era stato fatto fuori per una banale questione di precedenza all’incrocio. (2)

Approfitto per segnalare che tutta la saga e i ben noti complessi che ne sono derivati (3) non sarebbero esistiti se i maschi non fossero imbevuti di un senso dell’onore e della giustizia decisamente mal riposti. Ma andiamo avanti.

Giocasta aveva notato una qualche somiglianza con il defunto marito, ma le aveva fatto comodo attribuirla a una forma di familiarità, tanto più che col giovanotto si era subito stabilita una confidenza intima.

Secondo errore: se ti ricorda qualcuno, probabilmente è un ex. E se è un ex… vabbè, avete capito.

Parodo

Una volta, parlando con le amiche del Coro del fatto che avrebbe desiderato avere una relazione con un uomo più giovane, si era stabilita una regola: “Non così giovane da poter essere scambiato per tuo figlio”.

“Ci sto!”.


Qualche tempo dopo si sarebbe smentita: Giocasta non sapeva che quell’uomo fosse il bambino che aveva allontanato parecchi anni prima, però che il ragazzo avesse l’età di suo figlio se lo poteva immaginare. Oh, poi non lo so se si capiva l’età degli uomini greci, nelle statue sono tutti o giovanissimi o decrepiti.


In ogni caso, quando s’era palesato, Edipo le era sembrato un dono degli dèi, e a quel punto addio regole. Senza saperlo, Giocasta diventa la prima milf della storia.

Intermezzo

Le cose erano andate meglio del previsto, proprio come a quel presidente francese e a sua moglie, anche perché intanto Edy si era pure lui preso il trono. Giocasta aveva avuto ragione.

Stasimo

Venne il covid, volevo dire una terribile pestilenza. La città era in ginocchio, e si cercava un capro espiatorio. Il dottor Tiresia, che è un po’ la versione maschile di Cassandra ma con più like, aveva fornito la sua spiegazione: piscis primum a capite foetet (il pesce puzza dalla testa).


A Edipo non era piaciuta, perché pareva tutta colpa sua, e lui in colpa non ci si voleva sentire. Piuttosto avrebbe fatto fuori il vecchio indovino. Giocasta invece iniziava ad agitarsi, perché lei al dottor Tiresia era abituata a credere, e sapeva che stava per venire a galla qualcosa che l’avrebbe costretta ad allontanarsi dal suo fanciullo. Ma per ora prendeva tempo.


Confuso dalle parole del dottor T., Edipo va a piagnucolare da lei:

-         Gio, soltanto a te posso parlare…

-         (Ci risiamo. Qui non si esce nemmeno stasera...) Dimmi, Edipuccio, cosa ti tormenta?

Il giochino di Giocasta

E qui la parte divertente della storia sarebbe finita, perché iniziano i problemi: il giochino di Giocasta si è rotto e fa i capricci.

Tiresia aveva ragione: di lì a poco, come dice il Grande Lebowski, new shit has come to light (la traduzione in italiano è disturbante: come sa chi mi conosce, ho problemi con la scatologia). Diciamo che il nodo viene al pettine.


Giocasta è troppo stanca per affrontare il malloppo psicologico del suo fanciullo, esce di scena con poco clamore, tutto sommato; Edipo nemmeno se ne accorge: è talmente preso dalle sue scoperte che non trova nemmeno una parola per quella che fino alla pagina precedente chiamava “amore”.


Ora deve capire sé stesso, perché improvvisamente tutto quello che si era raccontato non sembra tornare. Fa un gesto plateale, s’acceca. “Così posso guardare meglio dentro me stesso”, dice. Contento te.


Mentre Sofocle segue Edipo che arriva a Colono a tentoni, di Giocasta non si parlerà più. Cambiamo il finale della tragedia visto che l'archetipo ha concluso il suo dovere, e diciamo che lei vede di riappropriarsi della sua età e delle sue sicurezze.


Vi è mai capitato di sacrificare qualche certezza pur di stare in relazione?

A me sì, pensando di recuperarle più avanti, magari. E scordando che i rischi di avere una interazione sentimentale, oggi, sono molti, come avvertiva l’ottimo Zygmunt Bauman, segnalando con un alert grande quanto un libro che “le relazioni sono forse le più diffuse, acute, sentite e sgradevoli incarnazioni dell’ambivalenza”.


Se siete tra color che son sospesi per via di quella spina nel fianco che è l’attaccamento ansioso, nel contemporaneo siete un po' fottuti.

In che mondo viviamo?

Peggio mi sento se avete un toy-partner che appartiene a una generazione diversa dalla vostra, e magari caso vuole che sia proprio quella generazione di “ansiosi di «instaurare relazioni» ma al contempo timorosi di restare impigliati in relazioni «stabili» per non dire definitive” (è ancora Bauman a parlare).


Consiglio di farvi subito una domanda: siete anche voi abitanti di quel mondo di

mezzo o state fingendo che sia così? Fingersi qualcun altro è anche bello. Per un po’. Giocasta è una mamma e si finge una fidanzatina, Edipo è un assassino e si finge un risolutore di enigmi, ma lo sfacelo finale fa pensare che ignorare la propria natura non sia una grande idea.


La Psiche non dorme mai, sorveglia che non fingi troppo di essere qualcun altro e se ti azzardi a farlo TAC! ti ricorda con qualche sintomo a caso che devi tener conto di chi sei se non vuoi diventare un’accozzaglia di personalità poco credibili.


Non che non si possa cambiare, ci mancherebbe! Ma se alla fine delle storie ci sentiamo sempre dire “Davvero pensavi che lui cambiasse?” allo stesso modo potremmo dire di noi: “Davvero pensavi di cambiare?!”.

Non bisogna rifuggire i cambiamenti, per carità, ma manco pensare di dover essere diversi per essere accettati, uno sforzo immane e mal retribuito, tipo i contratti a progetto (qui la tabella dei costi).


La povera Psiche (a cui prima o poi dedicheremo una storia) ci chiede “solo” di ricordarci quello di cui abbiamo bisogno per sentirci sicuri nel nostro mondo, senza raccontarci storie troppo moderne o troppo fluide, se fluidi non siamo. Dobbiamo pure avere un po’ di compassione per i nostri poveri bisogni primari (googlate "Piramide di Maslow"), anche se a volte ci fanno sentire sorpassati e pure un po’ sfigati.

E se proprio non ve ne accorgete da soli…

La regola di Martin Heidegger è che “le cose si rivelano alla nostra coscienza solo attraverso la frustrazione che provocano”. E se il dolore è il divenire carne di una verità (4), senza dolore (5) siamo incapaci di riconoscere la verità e i fatti. Figuriamoci se i protagonisti della tragedia greca non sapevano riconoscere la verità. Campavano per quello. E per soffrire, anche.


Loro non potevano darsela a gambe al primo cenno di frustrazione, che forse era un concetto che nemmeno conoscevano. Noi, che ci vantiamo di essere emotivamente alfabetizzati, possiamo.


Se la vostra idea di Amore è come la mia, non vuole stare al passo coi tempi e si disàncora dalla fluidità. E va bene così. Se state pensando “sì, vabbè, io solo/a non ci voglio stare”, vi capisco, ma non vi sentireste soli lo stesso vedendo la persona su cui avete proiettato aspettative che giocherella con le vostre (e le sue) personalità multiple?


Insomma, tra due persone non è solo una questione di chimica, ma di fisica: liquidi coi liquidi, solidi coi solidi. E con questo l'età può entrarci anche poco.


Scegliete in che squadra stare (se volete stare in qualche squadra) e buona fortuna.



Note

(1) Ovviamente non si tratta di body shaming. Il difetto al piede di Edipo è solo la manifestazione fisica di un segreto ben più inquietante... zan-zan-zan!

(2) “Germogliava il bianco”, fa dire Sofocle a Giocasta, il che traduce bene l’aria sognante con cui lei scrutava l’oggetto del suo desiderio, probabilmente dopo essersi fatta un'accuratissima tinta.

(3) Per definire il complesso di Edipo e la sindrome di Giocasta non si prende in considerazione il fatto che i due non erano a conoscenza della loro consanguineità, e sono applicati a dinamiche in cui invece il vincolo di parentela è noto. Diamo a Giocasta quel che è di Giocasta.

(4) Viktor von Weizsäcker, Il dolore in Filosofia della medicina, Milano 1990

(5) Byung-Chul Han, La società senza dolore, Einaudi

Giocasta

“Le relazioni sono forse le più diffuse, acute, sentite e sgradevoli incarnazioni dell’ambivalenza”.

Z. Bauman

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